La ferita

«Ovunque, in tutta la realtà accessibile e in ogni essere, è necessario trovare il luogo sacrificale, la ferita. Ogni essere è toccato solo nel punto in cui soccombe: una donna sotto la sua gonna, un dio nella gola dell’animale sacrificale» [G. Bataille, L’amicizia, SE, 1999 Milano, p. 18]

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Prometeo ® 2009 Daniele Baron

L’autoritratto è sempre stato uno sdoppiarsi, un modo per l’artista di vedersi attraverso un altro, un doppio. Si tratta di riflettere e di fare il punto della situazione sullo “stato dell’arte”, vale a dire sulle condizioni attuali della creazione. Lo specchio in cui il pittore si rimira è la capacità di creare visioni. Saremmo troppo semplici se pensassimo che ritraendosi l’artista volesse semplicemente presentarsi, o mostrarsi, o coincidere con sé; egli vuole dare conto di ciò che gli permette di uscire da sé: che cosa è la visione se non il divenire altro, se non un movimento estatico e lasciare parlare l’Altro? [D. B.]

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Io è un altro ® 2010 Daniele Baron

2 pensieri su “La ferita

  1. Ottimo daniele. Il tema del doppio, dell’autoritratto. Si esce da una propria autoanalisi e si offre al fruitore un immagine del sé riprodotta. Per me l’esperienza fu rigeneratrice, liberatoria. Mi piace anche l’ironia e e i “sottotiloli “come baron café . Ricco di simbolismo come sempre . Ciao

    1. Ti ringrazio molto Joshua per l’apprezzamento. L’indossare i panni di un altro è il punto di partenza della riflessione su di sé, un modo per oggettivarsi e allo stesso tempo lasciare entrare uno spiraglio nell’identità del soggetto.
      Daniele

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