«Nell’epistolario Van Gogh si descrive spesso come sospeso in questa zona di oscillazione tra creazione e distruzione. Il suo lavoro gli appare come attraversato da una “follia” e una “frenesia” costanti. Ogni volta l’imminenza della Cosa comporta il rischio del naufragio, del sentirsi aspirati, risucchiati, travolti dal suo vortice. Ma non c’è autentica pittura che non sappia sfidare questo pericolo» (M. RECALCATI, Melanconia e creazione in Vincent Van Gogh, Bollati Boringhieri, Torino 2014, p. 77)
“Noi ci allegrammo, e tosto tornò in pianto;
ché de la nova terra un turbo nacque
e percosse del legno il primo canto.
Tre volte il fé girar con tutte l’acque;
a la quarta levar la poppa in suso
e la prora ire in giù, com’altrui piacque,
infin che ‘l mar fu sovra noi richiuso”
DANTE, Divina Commedia, Inferno, Canto XXVI